Archivi categoria: Parole siciliane

Tinciri

Tinciri
Tingere / Raggirare

Il verbo tinciri, oltre ad avere l’intuibile significato di tingere, è assai usato in siciliano nel senso di “raggirare, ingannare, imbrogliare”.
Se una persona si lamenta del comportamento di qualcuno dicendo: “Vadda stu scemu ca mi tinciu!”, difficilmente si tratta della reazione di chi è stato urtato da un tipo maldestro che gli ha rovesciato il caffè addosso macchiandogli l’abito; ma è molto più probabile ritenere che la frase significhi: “Guarda questo, che sembrava uno scemo, eppure è riuscito a fregarmi!”.

tinciri - Cucina di Sicilia

Sbintari

Sbintari
Svaporare / Prendere in giro

Sbintari è un vocabolo siciliano che significa “svaporare” ed è usato per riferirsi a vini frizzanti o a bibite gassate. Certo nessuno vorrebbe bere una coppa di Champagne “sbintatu”, ma non è il peggio che gli possa capitare. Infatti, in senso metaforico, il verbo esprime il concetto di “prendere in giro”. Per cui, se qualcuno tenta di sbintarti, stai in guardia, perché, canzonandoti, l’effervescenza la vuole togliere proprio a te!

sbintari - Cucina di Sicilia

Sapuritu

Sapuritu
Saporito

La metafora del cibo è spesso presente nei detti siciliani, anche dove uno meno se l’aspetta. Per esempio, l’aggettivo sapuritu riferito a una persona dà di lei un’immagine più concreta e incisiva rispetto ad aggettivi italiani più generici come bello o affascinante, perché evoca l’idea dell’irresistibile attrazione di un buon piatto da assaporare.
Perciò, se qualcuno in Sicilia vi dice che siete sapuritu, niente paura, non si tratta di un cannibale, vi vuole solo dire che gli siete simpatico!

Sapuritu - Cucina di Sicilia

Assuppari

Assuppari
Assorbire

Il vocabolo assuppari viene usato comunemente nel significato di assorbire. Ad esempio, se inavvertitamente rovesci il contenuto di una brocca per terra, subito corri a pigghiari un pagghiazzu (prendere uno straccio) e assuppari tutta l’acqua.
A volte però la parola assume il significato di inzuppare, come nel detto chiovi a “assuppa viddanu” (piove come quando la pioggia “inzuppa il contadino”) volendo descrivere una pioggerella abbastanza leggera da consentire al contadino di continuare a lavorare, sebbene lo faccia tornare a casa con gli abiti bagnati.
Ma l’uso più colorito è quello, metaforico, di sopportare. Infatti, quando si dice:”Sugnu stancu d’assuppari sempri!” (Sono stanco di sopportare sempre!), quell’assuppari (cioè il concetto di assorbire al posto di quello di sopportare) rende in maniera molto più profonda e accorata tutta la sofferenza e la ribellione di chi non ce la fa più a subire passivamente sulla sua pelle le angherie degli altri.

san vito lo capo - Cucina di Sicilia

Pittimusu

Pittimusu
Meticoloso

Il vostro amico Mario è una persona molto precisa, che agisce con cura, facendo attenzione ad ogni sia pur minimo dettaglio? Potete dire di lui, con compiacimento: Certu ca Mariu è propriu pittimusu!” (Certo che Mario è proprio pittimusu!), volendo dire che è una persona meticolosa e quindi efficiente ed affidabile. Mario, però, stia attento a non esagerare. Infatti potrebbe correre il rischio che il pregio diventi difetto e, malauguratamente, da “prezioso amico”, potrebbe trasformarsi in una persona assai noiosa, da tenere alla larga.

mandorlo in fiore - Cucina di Sicilia

Ammuccari

Ammuccari
Mangiare un boccone

Non c’è niente di più soddisfacente per un siciliano di mangiarsi ‘n muccuni ‘i pani ccu du olivuzzi niuri ( un boccone di pane con due olivette nere). Già il sostantivo muccuni aggiunge un maggiore pregio al semplice significato di “boccone”, coniugando l’attributo di piccolo con quello di desiderabile. Il verbo ammuccari, poi, acuisce ulteriormente questa caratteristica, in quanto conferisce al vocabolo proprio quel senso di goduria e quasi di ingordigia che viene dal gustare un cibo che ci piace molto; infatti, dire “M’amuccai un beddu arancinu!” rende meglio l’idea rispetto a “Ho mangiato un buon arancino”.
Ma stai attento! Se qualcuno ti definisce un ammucca lapuni, non vuole dire che ti piace mangiare le grosse api; vuole dire che sei un credulone, uno che si meraviglia di fronte a qualsiasi frottola gli si voglia propinare, restando scioccamente a bocca aperta, con il rischio di ingoiare qualche malcapitato insetto di passaggio.

olive - Cucina di Sicilia

Pinzirusu

Pinzirusu
Pensieroso

“Finalmente un vocabolo siciliano di facile e immediata comprensione!” direte voi. E avete ragione, ma non del tutto. È vero che il significato base della parola è identico a quello italiano, nel senso di “persona assorta nei propri pensieri”; ma nel dialetto vi è anche un’altra accezione, che è poi quella più usata: per un siciliano essiri pinzirusu significa essere sollecito e attento verso gli altri, non tralasciare mai i propri doveri, compiere gesti premurosi per manifestare il proprio interessamento ed esprimere il proprio affetto. È pinzirusu chi non dimentica i compleanni di parenti e amici; chi, intuendo una difficoltà, offre spontaneamente il proprio aiuto, chi si preoccupa di prevenire situazioni spiacevoli. Insomma il pinzirusu è una perla rara: fortunato chi la trova.

teatro greco Siracusa - Cucina di Sicilia

Abbanniari / Vanniari

Abbanniari / Vanniari
Gridare la merce che si vende

L’azione di abbanniari è la forma di “pubblicità” usata dal venditore ambulante per attirare l’attenzione dei passanti e reclamizzare la sua merce.
Oggi persiste ancora nei mercati rionali o nelle pescherie, ma in passato era molto frequente udire per le strade cittadine vanniate di ogni tipo: piccoli capolavori di arguta semplicità intonati con una vera e propria melodia, certo più “raffinati” di molti dei moderni slogan pubblicitari che quotidianamente ci bersagliano con la loro banale volgarità.
In senso traslato, il vocabolo assume spesso il significato dispregiativo di gridare o insultare aggressivamente e sguaiatamente: – Non vanniari, ca non semu a fera! (Non gridare, che non siamo al mercato!) – Mi vanniau di mala manera! (Mi ha verbalmente aggredito in modo veramente pesante!).
Ma l’espressione che preferisco è il proverbio “U vinnituri ‘n mezzu a via zoccu havi abbannia” (Il venditore in mezzo alla strada fa sapere quello che ha), che ci suggerisce di fare attenzione a non esagerare nell’insultare gli altri, affinché quegli “epiteti” che tanto velenosamente attribuiamo agli altri non finiscano per rivelare chi siamo noi.

Vucciria - Palermo

Appizzari

Appizzari
Appendere / Rovinare

Questo vocabolo presenta due accezioni completamente diverse: appendere e rovinare.
Nel significato di appendere viene usato in espressioni quali “Appizza u quatru o muru” (Appendi il quadro alla parete) oppure “Appizza u vistitu  ni l’armadiu” (Appendi l’abito nell’armadio).
Nel significato di rovinare viene usato in svariati contesti: “M’appizzai a sirata” (Mi sono rovinato la serata, detto quando qualcosa di storto ha guastato la festa); “S’appizzau a pasta o funnu” (la pasta al forno non è venuta bene per la cottura sbagliata); “S’appizzau no crisciri” (Si è guastato crescendo, riferito a  una persona che da piccola era bella ma si è imbruttita crescendo).
Attenti, dunque, a non confondere i due significati, per non incorrere in spiacevoli equivoci: per esempio, andando a teatro, non rifiutate di consegnare il cappello alla guardarobiera che ve lo vuole appizzare. Di sicuro la poverina non ve lo vuole rovinare, anzi ve lo vuole appendere proprio perché non si sciupi!

villa del casale - Cucina di Sicilia

Stuiari

Stuiari
Pulire con uno strofinaccio

Rispetto all’italiano pulire, il siciliano stuiari aggiunge al verbo una certa, insita, superficialità dell’azione; pertanto, se un amico catanese ti chiede di ripulire un ambiente, dicendoti : “Dacci ‘na stuiata” non ti affannare, vuole solo che tu tolga il grosso dello sporco, senza sprecare troppe energie.
Ma la parola è ancora più intraducibile se usata all’interno di una metafora; infatti, se l’amico di prima ti dice: “Stuiati u mussu” (Pulisciti la bocca), non affannarti a cercare un tovagliolo: non ti sta avvertendo di qualche antiestetica sbavatura di ragù sulle labbra, ma vuole farti capire di non aspettarti altre portate: il pranzo è proprio finito.

Caltagirone - Cucina di Sicilia