Archivi categoria: Modi di dire e proverbi siciliani

Chiovi a assuppa viddanu

Chiovi a assuppa viddanu
Piove ad “inzuppa il contadino”

Avete presente quella fastidiosa pioggerellina che va e viene senza decidersi né a smettere né ad aumentare e voi non sapete se ripararvi o continuare a camminare? Se vi capita di beccarla mentre vi trovate in Sicilia, certamente vi imbatterete in qualcuno che, infastidito quanto voi, borbotta: <<Chiovi a assuppa viddanu!>>.

Il motto si riferisce alla tradizione contadina, quando il bracciante agricolo, pur di non perdere la giornata di guadagno, continuava a lavorare i campi, tornando a casa tuttu assapparatu, cioè inzuppato dalla testa fino ai piedi.

chiovi

U lupu di mala cuscenza comu opera penza

U lupu di mala cuscenza comu opera penza
Il lupo di cattiva coscienza come opera pensa

Nei proverbi, come nelle favole, l’uso della personificazione degli animali è assai frequente per rappresentare i molti vizi e difetti dell’uomo. Il lupo, infido e malvagio per natura, non può fare a meno di pensare che gli altri agiscano male come lui; perciò non si fida di nessuno e giudica tutti con il suo stesso metro.

In italiano si direbbe, più sbrigativamente, “Come siamo giudichiamo”. Ma, vuoi mettere la suggestione e l’efficacia della storiella del lupo?

u lupu di mala cuscenza

A matinata fa a iurnata

A matinata fa a iurnata
La mattinata fa la giornata

Rivolgendosi ai dormiglioni che la mattina fanno fatica ad alzarsi e cercano di rimandare il più possibile l’odiato momento di tirare giù i piedi dal letto, il proverbio siciliano fa loro notare che è proprio la mattinata a rendere produttiva l’intera giornata. Infatti, di mattina possiamo godere maggiormente della luce e del calore del sole e siamo freschi di forza e di energia.

Del resto anche in italiano si dice che il mattino ha l’oro in bocca, per significare che qualsiasi attività lavorativa o di studio, se fatta di mattina, rende di più.

Questo proverbio non può non essere condiviso. Tuttavia, se qualche volta, magari nei giorni festivi, riuscissimo a poltrire a letto senza limiti di orario, certamente la mattinata non “farebbe le giornata”, ma di sicuro farebbe felici noi!

a matinata fa a iurnata-Cucina di Sicilia

Beddu, riccu, rizzu e malandrinu

Beddu, riccu, rizzu e malandrinu
Bello, ricco, riccioluto e malandrino

In tempi passati, ma non remoti, ad ogni fanciulla siciliana in età da marito si augurava che il suo futuro sposo avesse quattro qualità ritenute fondamentali e cioè che si trattasse di un giovane beddu, riccu, rizzu e malandrinu (bello, ricco, riccioluto e malandrino).

Poiché in qualsiasi paese e in qualsiasi tempo non si è mai visto un Principe Azzurro brutto e povero, ciò che diversifica e caratterizza l’uomo ideale siciliano è la folta capigliature riccioluta, che gli conferisce un irresistibile fascino tutto mediterraneo, e l’essere “malandrinu”, termine usato, in questo caso, in senso scherzoso per indicare un giovane spavaldo, sicuro di sé e coraggioso, in grado di assicurare massima protezione alla sua sposa. Niente male, direi. Non vi pare?

beddu riccu rizzu e malandrinu-Cucina di Sicilia

U caru accattalu, u mircatu pensaci

U caru accattalu, u mircatu pensaci
Ciò che è caro compralo, ciò che costa poco pensaci

È tempo di crisi, e tutti, chi più chi meno, siamo costretti a ridurre le spese per fare quadrare il bilancio familiare. Ma stiamo attenti a come compriamo. Infatti, acquistare roba a buon mercato non sempre vuol dire risparmiare, perché rischiamo di pagare poco qualcosa che poi si rivela talmente scadente da essere inutilizzabile. Ecco perché il saggio proverbio ci invita a essere tanto più cauti nell’acquisto quanto più basso è il suo costo.

u caru accattalu - Cucina di Sicilia

A me casa mi strinci e mi vasa

A me casa mi strinci e mi vasa
La mia casa mi stringe e mi bacia

È bello, quando si parte per un viaggio di piacere, godere delle comodità di un confortevole albergo. Ma spesso, dopo l’entusiasmo dei primi giorni, i siciliani, e soprattutto le siciliane, cominciano ad avere nostalgia di casa e ad avvertire un malcelato desiderio di tornarvi.

Se dici a una donna: “Ma come! Finalmente puoi riposarti ed essere servita e riverita, eppure vuoi tornare a casa a sfaccendare tutto il santo giorno?”  è probabile che lei ti risponda serafica: “Sì, picchì a me casa mi strinci e mi vasa”.

L’espressione ha più o meno lo stesso significato dell’italiano “Casa mia, casa mia, per piccina che tu sia, tu mi sembri una badia”; ma quanto sentimento e quale suggestione nell’immagine di una casa personificata che ti accoglie al tuo ritorno stringendoti in un forte abbraccio e riempiendoti di baci!

a me casa mi strinci e mi vasa

Fatt’ a nomina e ‘o cucchiti

Fatt’ a nomina e ‘o cucchiti
Fatti la nomina e vatti a coricare

Godere di una buona nomina è senz’altro un bel vantaggio, perché permette di ottenere elogi e consensi anche quando non si meritano del tutto. Infatti, il benevolo pregiudizio induce a non valutare con obiettività, consentendo al “fortunato” di dormire sonni tranquilli senza doversi troppo preoccupare di essere sempre all’altezza della propria fama.

Tuttavia, se ti dovesse capitare che qualcuno, invidioso di un tuo successo, ti rivolgesse un velenoso: “Fatt’a nomina e ‘o cucchiti!”, non te la prendere, ma con tono serafico rispondigli: “Picchì non ta fai macari tu?” ( Perchè non te la fai anche tu?)

Fatti a nomina - Cucina di Sicilia

Amaru a cu non avi a nuddu

Amaru a cu non avi a nuddu
Amaro a chi non ha nessuno

Questa espressione nasce per esprimere la malinconia di chi, trovandosi in difficoltà, non ha nessuno a cui rivolgersi. La solitudine, si sa, è sempre penosa; ma è nel momento del bisogno che si avverte maggiormente tutta la sua “amarezza”.

I Siciliani, però, mostrando di sapere apprezzare la vita e i suoi doni, la usano più spesso al contrario: quando ricevono un provvidenziale aiuto da un parente o un amico, in segno di gratitudine gli dicono: “Amaru a cu non avi a nuddu!” che è come a dire, non solo mi hai fatto un favore; ma, cosa più importante, mi hai fatto capire che posso contare su di te. Molto più di un semplice grazie. Non vi pare?

famiglia - Cucina di Sicilia

Pigghia tempu e camperai

Pigghia tempu e camperai
Piglia tempo e camperai

Questa frase, più che un proverbio, è una vera filosofia di vita. Noi siciliani e, in generale noi meridionali, nasciamo filosofi, di certo grazie alla nostra discendenza da quei valorosi colonizzatori greci che hanno portato la loro meravigliosa civiltà nella nostra terra. I filosofi, si sa, amano riflettere, meditare, argomentare; ma, quando si tratta di agire si trovano in difficoltà. Allora i loro illuminati pensieri sono di questo tenore: “Avaja, lassa peddiri, ma cu tu fa fari!” (Suvvia, lascia perdere, ma chi te lo fa fare!).

A parte lo scherzo, questa “filosofia” ha un suo fondo di verità, perchè spesso il tempo risolve da solo i problemi che noi non ci sentiamo di affrontare. Ma è un rischio che è meglio non correre, per non trovarci nei guai quando è ormai troppo tardi.

Tempio Concordia Agrigento

No muru vasciu cu arriva s’appuja

No muru vasciu cu arriva s’appuja
Nel muro basso chi arriva s’appoggia

Chi può resistere alla tentazione di appoggiarsi a un bel muretto per affacciarsi o addirittura per sedersi a riposarsi un po’, magari chiacchierando con gli amici? Niente di più piacevole e spontaneo. Ma, abbiamo mai pensato che, forse, il muro basso preferirebbe essere più alto per non dovere sopportare il peso di chiunque si trovi a passare? Credo di no, come non esitiamo mai a rivolgerci per aiuto, sostegno o conforto a chi è troppo buono e disponibile con tutti, senza pensare al peso che gli scarichiamo addosso.

muru vasciu